Caro collega,
ti scrivo personalmente per fare il punto della situazione sulle relazioni tra aziende tessili, associazioni e Sindacati, e in particolare sul rinnovo del contratto Tessili Vari che è scaduto nel marzo 2013 e ad oggi non siamo ancora riusciti a rinnovare.
In passato la nostra Federazione ha sempre partecipato alle trattative comuni del settore tessile, concordando con le altre associazioni i temi da affrontare e sottoscrivendo così un contratto conforme agli altri, ad eccezione di alcune specifiche norme per le esigenze dei settori e comparti da noi rappresentati.
L’ultimo rinnovo del Contratto Tessile-Abbigliamento, sottoscritto da Sistema Moda Italia (SMI) a dicembre 2013, ha però comportato oneri molto pesanti per le aziende manifatturiere. Sono stati concordati aumenti medi al 4° livello di 118 euro mese (contro i 104.74 del precedente rinnovo, nonostante il periodo di crisi) con aggiunta una erogazione una tantum di euro 250 per recupero del periodo di vacanza contrattuale (già saldata nel 2014). Nelle aziende prive di un contratto aziendale, entro fine marzo 2015 è scattato un costo aggiuntivo di € 280 a dipendente, che sarà duplicato nel 2016. Infine sono previsti ulteriori erogazioni di € 200 per ogni anno (2014-15-16) per i lavoratori che percepiscono il minimo contrattuale. Si tratta di oneri pesanti per tutti, e insostenibili per le piccole aziende.
A seguito di questo rinnovo contrattuale, siglato da Smi senza seguire quanto concordato con le altre associazioni, in TessiliVari abbiamo ritenuto che non ci fossero più le condizioni per sottoscrivere tale testo, in cui i pesanti aumenti non vengono bilanciati da misure a favore delle aziende per un ritorno in termini di produttività e di redditività.
La nostra proposta ai Sindacati è stata di dare giusti aumenti relativi al recupero dell’inflazione (96 euro lordi al mese), e di lasciare spazio per incrementi collegati ad un miglioramento della produttività in ogni contesto aziendale in cui ve ne siano le condizioni. Abbiamo poi chiesto il rinvio degli aumenti per le imprese in difficoltà e che utilizzano ammortizzatori sociali, per non penalizzarle ulteriormente.
Dal lato normativo poche semplici richieste, quali la possibilità di ridurre le ferie consecutive di agosto a due le settimane, l’aumento della percentuale dei contratti a termine al 20% come da recente riforma della legge, e migliori regole per l’apprendistato.
La risposta da parte dei Sindacati è stata il rimandare continuamente le trattative, il blocco degli straordinari e due giornate di sciopero alle quali ha partecipato solo 8% dei lavoratori, a dimostrazione della bontà delle nostre richieste. Per non parlare delle reazioni di altre associazioni che, sulla carta, dovrebbero tutelare interessi simili ai nostri.
La crisi per le piccole e medie aziende tessili non è finita, e gli imprenditori in prima persona hanno continuato a investire, spesso rinunciando ai propri emolumenti, per andare avanti e per tutelare il lavoro che viene ancora svolto in Italia. Oggi i dati evidenziano come dal 2013 al 2014 sia continuata la perdita di aziende, da 48.590 a 47.813, e come il numero di addetti del tessile sia ancora sceso rispetto agli anni precedenti.
Noi vogliamo tutelare le aziende che producono in Italia; crediamo che sia necessario restare uniti per far valere il nostro diritto e continuare a produrre nel nostro paese.
Il sottoscritto e lo staff della Federazione TessiliVari sono a disposizione della tua impresa, per discutere insieme delle problematiche che dovete affrontare ogni giorno, per poter continuare a difendere insieme gli interessi delle nostre aziende manifatturiere, che abbiamo costruito con sacrificio e che vogliamo continuare a sviluppare.
Come sempre dalla parte del tessile.